Le danzatrici indiane, le devadhasi, che mettono lo spettatore in contatto con il divino, attraverso l'esattezza dei loro gesti, la loro conoscenza dei movimenti del corpo, della musica, dei testi che mettono in scena: abbiamo parlato di questo fino ad ora con Marilia Albanese, ma ci resta molto da scoprire. Per esempio che la figura delle danzatrici, nella seconda metà dell'Ottocento, ha subìto un rovinoso declino, declassandosi fino ad essere sinonimo di prostituzione a buon mercato, in mano a gente senza scrupoli, che sfruttava le ragazze abbandonate a se stesse, senza istruzione, senza diritti, addirittura senza nome. Che cosa è stato fatto, e che cosa si può ancora fare, per sottrarre queste donne allo sfruttamento, e per ridare dignità all'arte della danza? L'Occidente, quando accosta i saperi delle altre culture, ha il dovere di farlo in maniera consapevole, e fornendo gli strumenti di conoscenza non solo culturale, ma anche storica dei fenomeni? Ne parliamo anche con il direttore del Teatro Tascabile di Bergamo, Renzo Vescovi.